Prato - Lavoratori trattati come schiavi per produrre mascherine (12.06.20)

  • 4 anni fa
https://www.pupia.tv - Il Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Prato ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di un imprenditore cinese titolare di fatto di una ditta di confezioni. E’ emerso che l’imprenditore cinese sfruttava 23 suoi connazionali, operai impiegati a “nero”, 15 dei quali anche in stato di clandestinità. Moltissime le irregolarità rilevate: turni di lavoro, in media, di 13/16 ore giornaliere in condizioni degradanti e di pericolo, in spazi ridotti per la presenza di numerosi macchinari, con vie di fuga ostacolate dal deposito di materiale lavorato ed in produzione ovvero residui tessili, con l’uscita di emergenza bloccata dall’interno e non rapidamente raggiungibile.

Inoltre, l’imprenditore occulto, tramite due nuove ditte, aveva riconvertito la propria attività manifatturiera verso la produzione di mascherine facciali, per conto di una società di Prato riconducibile a due fratelli di origine cinese. Quest’ultima azienda, normalmente operante nel settore dell’abbigliamento e temporaneamente dedita alla produzione di dispositivi medici, è risultata rifornire, in rilevanti quantitativi, la Regione Toscana (tramite Estar), la Protezione Civile e importanti catene private della grande distribuzione ed altre imprese. Le indagini sono state quindi estese ai contratti stipulati con i due Enti pubblici - alcuni ancora in corso di esecuzione - che prevedono la fornitura di 93 milioni di mascherine alla Protezione Civile e di 6.700.000 ad Estar, a fronte di corrispettivi, al netto dell’Iva, pari a circa 41.800.000 e 3.200.000 euro.

Per la produzione dei dispositivi medici, la società pratese si è avvalsa - quali contoterzisti, subappaltatori occulti - di 28 ditte individuali di confezioni del comprensorio, riconducibili a soggetti di etnia cinese, tutte sospettate di analoghe criticità circa il modo di operare in termini di impiego di mano d’opera “a nero” e violazioni delle norme che regolano la sicurezza sui luoghi di lavoro. Tuttavia, la società avrebbe falsamente dichiarato ad Estar l’assenza di sub-appaltatori, in quanto consapevole presumibilmente del fatto che le ditte cinesi incaricate non erano in possesso dei requisiti fissati dal Codice degli Appalti. Falsa sarebbe anche la dichiarazione circa l’inesistenza di pendenze con il Fisco, conditio sine qua non per poter contrattare con la Pubblica Amministrazione. Oltre a ciò, l’Istituto Superiore di Sanità aveva espresso parere non favorevole alla produzione e commercializzazione di mascherine che sarebbero state comunque cedute alla Estar. (12.06.20)

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