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  • 15/12/2019
Nell'ottobre del 1867, la Roma papalina guidata da Pio IX viene sconvolta da un attentato dinamitardo nelle fogne della caserma Serristori, dove perdono la vita venticinque zuavi pontifici francesi. La contessa Flaminia, madre segreta del rivoluzionario Cesare Costa, accusato insieme agli amici Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti di aver compiuto tale strage, si rivolge a un giudice della Sacra Consulta, monsignor Colombo da Priverno, giudice del tribunale pontificio, affinché la aiuti.
Per vincere la resistenza del monsignore gli rivela che è il padre dell'arrestato, nato da una fugace relazione nel 1849. Il prelato riuscirà a liberarlo e nasconderlo in casa sua insieme alla fidanzata, ma non a intervenire in favore degli altri due arrestati, che verranno condannati a morte dal tribunale ecclesiastico, nonostante l'arringa di monsignor Colombo, il quale sarà redarguito dal padre generale dei gesuiti.
Il giovane verrà però ucciso in un'imboscata tesa dal marito della contessa ritenendolo l'amante della moglie. Infine, Colombo vorrebbe scrivere una lettera piena di amarezza e risentimento al Papa, senza riuscirci, perché il suo perpetuo piange per il dispiacere, e rompe con il generale della Compagnia di Gesù, a cui durante la Messa non concede la santa comunione.

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