Gli espatriati britannici a Malta e la loro visione della Brexit
  • 7 anni fa
Brexit significa Brexit.
Ma ecco che cosa vorrà dire per davvero durante gli incontri con i 27 dirigenti europei.

Per i prossimi due anni, il primo ministro britannico dovrà abituarsi ad essere quel più uno sulla lista degli invitati, invece di avere un posto a capotavola.

Adesso che i deputati hanno approvato l’attivazione dell’articolo 50, la May cercherà di portare la Gran Bretagna fuori dal mercato comune dell’Unione europea e allontanarsi da quello che secondo lei non è un buon accordo.

Ma il suo omologo maltese sostiene che le dichiarazioni della May potrebbero essere un bluff.

“Capisco che Theresa May vorrebbe prendere questa posizione all’avvio delle trattative – ha riferito a euronews- Ma quando si negozia di certo il messaggio che bisogna far passare non è quello di prendere o lasciare”

Il caso di Malta è simbolico per la Brexit; l’isola ha ottenuto l’indipendenza dal regno unito nel 1964 ed oggi circa 12.000 britannici vivono nel paese, rappresentando la piu grande comunità straniera.
Il tempo di certo è migliore di quello in patria, ed anche il cibo è più buono. Inoltre non devono scomodarsi a dover imparare un’altra lingua. A Malta, infatti, l’inglese è una delle lingue ufficiali.
Ma cosa vogliono dalla Brexit questi britannici che vivono all’estero?
Colin Pilling è un ex ufficiale dell’aeronautica che ha vissuto a Malta per più di 20 anni. Se potesse parlare con Theresa May “Una delle cose principali che vorrei dirle è di pensare alle comunità di espatriati britannici e anche ai nostri corrispettivi nel Regno Unito. Se perdiamo tutti gli accordi bilaterali, allora perderemo anche le pensioni, la copertura sanitaria e tutti gli altri aspetti legati alla nostra vita qui. E questa è una delle questioni che ci preoccupa maggiormente”
Per David Thomas, che ha votato per uscire dall’Unione europea, la situazione sembra meno complicata.
“Penso che la sanità e le pensioni siano un problema. Ma penso che si possa trovare un accordo con gli altri paesi europei in modo che i britannici che vivono in Europa possano rimanere. E penso anche che gli europei che vivono nel regno unito debbano poter restare”

L’Europa si interroga su delle questioni importanti alle quali prima d’ora non aveva mai dovuto pensare. I dirigenti a Bruxelles dovranno passare molte notti insonni prima di trovare una risposta.
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