Referendum costituzionale del 4 dicembre: breve vademecum

  • 8 anni fa
Italiani il 4 dicembre al voto per dire sì o no alla riforma costituzionale sul senato fortemente voluta dal presidente del consiglio Matteo Renzi.

L’obiettivo è una maggiore stabilità, perché secondo i fautori della riforma il bicameralismo perfetto in vigore attualmente porta a continue empasse nell’approvazione delle leggi.

Una democrazia meno costosa e più efficiente, per ridurre le tasse #bastaunsi #iovotosi https://t.co/xyKN8CQbDm pic.twitter.com/7Gmkv0Reup— Basta un Sì (@bastaunsi) 17 novembre 2016

Il referendum propone quindi di trasformare radicalmente il senato, portando il numero di senatori da 315 a 100, non più eletti ma scelti dalle assemblee regionali tra i consiglieri che le compongono e i sindaci della regione. La nuova camera alta sarà quindi formata da 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 senatori nominati dal presidente della Repubblica, in carica per 7 anni.

Se passa la riforma, camera dei deputati e senato non avranno più gli stessi poteri. La camera sarà l’unica assemblea ad approvare le leggi ordinarie e di bilancio e accordare la fiducia al governo. Il senato si limiterà a legiferare con la camera in alcuni casi specifici come in materie riguardanti le riforme costituzionali, mentre per le leggi ordinarie potrà solo chiederne la revisione.

Il referendum è stato indetto perché il “cosiddetto ddl Boschi“http://www.camera.it/leg17/995?sezione=documenti&tipoDoc=lavori_testo_pdl&idLegislatura=17&codice=17PDL0038060&back_to= è già stato approvato dal parlamento, ma non alla maggioranza qualificata dei due terzi.

Tra favorevoli e contrari, la grande incognita è data dalla personalizzazione del referendum. Più volte il premier, sicuro di un esito positivo, ha detto che se la riforma sarà respinta, darà le dimissioni e si andrà a elezioni, e questo fa paura a molti.

Ma non alla maggioranza, stando ai sondaggi. Il “fronte del no“http://www.referendumcostituzionale.online/, che risulta in vantaggio, critica la riforma denunciando tra l’altro un forte sbilanciamento del potere verso l’esecutivo e la creazione di conflitti di competenza fra le istituzioni.

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