Usa 2016. La salute dei candidati, nuovo tema in agenda elettorale
  • 8 anni fa
La sua dichiarazione dei redditi s‘è sempre rifiutato di renderla pubblica. Ma Donald Trump ha già promesso che pubblicherà le sue cartelle cliniche. È il segno di come, senza sorprese, la polmonite di Hillary Clinton non poteva evitare di trasformarsi paradossalmente in uno dei temi dell’agenda politica americana in tempo di campagna elettorale.

Eppure logica vorrebbe che non debba essere un malore, come quello accusato da Clinton durante la cerimonia dell’11 settembre, a determinare la validità di un candidato.

“Chiaramente la campagna di Donald Trump cercherà di trarne il massimo vantaggio” dice ai microfoni di euronews l’economista Premio Nobel Joseph Stiglitz. “Ma quel che è notevole è qualcuno della sua età che lavora, fa campagna a quel livello. È qualcosa di fisicamente estenuante e credo abbia abbondantemente dimostrato d’avere la forza fisica necessaria. La maggior parte delle persone, sinceramente, non sosterrebbe ritmi del genere” dice.

Elementi sui quali un Premio Nobel e l’elettore qualunque per le strade di New York sembrano concordare. “Non credo che sia una polmonite a far la differenza per decidere se ci si può fidare o meno di una persona” dice un residente della Grande Mela. “La polmonite se la può prendere chiunque. Sarebbe meglio focalizzarsi su quanto sta lavorando sodo in questa campagna elettorale e quanto poco riposo si sia concessa” dice.

Il dibattito sulla salute dell’ex-Segretario di Stato nasce forse dalla cattiva gestione comunicativa seguita allo svenimento della candidata durante la cerimonia a Ground Zero. Le poche ore in cui s‘è fatta circolare la mezza verità di una “vampata di calore”, prima di annunciare la polmonite diagnosticata venerdì scorso, sono bastate a delineare un nuovo terreno di scontro tra i due candidati, a un paio di settimane dal primo faccia a faccia televisivo.

Like anyone who’s ever been home sick from work, I’m just anxious to get back out there. See you on the trail soon. -H— Hillary Clinton (@HillaryClinton) 12 settembre 2016
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