BANDA DELLA MAGLIANA - Antonio Mancini "Accattone"

  • 10 anni fa
Antonio Mancini, detto Accattone (Castiglione a Casauria, 4 febbraio 1948), è un collaboratore di giustizia, criminale italiano ed esponente dell'organizzazione malavitosa romana Banda della Magliana.
Originario del quartiere San Basilio, Mancini iniziò la sua carriera criminale in giovane età come membro di una banda (in gergo batteria) specializzata nell’assalto ai treni, di cui era membro, tra gli altri, anche Gianfranco Urbani detto Er pantera[1].

Nell’ambiente era conosciuto con il soprannome di accattone poiché veniva giocosamente preso in giro dai compagni essendo andato a vedere l'omonimo film di Pasolini diverse volte. Ma anche per la somiglianza con i ragazzi di vita tratteggiati nei racconti del poeta[2].

Durante i suoi soggiorni nel carcere di Regina Coeli, rafforzò i legami con numerosi esponenti della malavita romana e non, tra cui Nicolino Selis, componente di una "batteria" che operava tra Acilia ed Ostia (anch’essa tra l’altro specializzata nell’assalto ai treni in cui militò il primo futuro pentito di quella che sarà la banda della Magliana, Fulvio Lucioli detto Er sorcio). Il contatto con Selis sarà importante per l’"accattone", poiché sarà grazie a costui che sposerà a pieno il progetto di partecipare alla creazione di una forte organizzazione malavitosa composta di soli romani e volta al controllo in esclusiva dei traffici criminali nella capitale[3][4]. In tale progetto, il duo Selis-Mancini coinvolse molti criminali di loro conoscenza che da lì a poco tempo sarebbero diventati celeberrimi boss del nuovo sodalizio criminale: Edoardo Toscano detto l’"operaietto", Giuseppe Magliolo il killer, Angelo de Angelis detto "Er catena", Giovanni Girlando detto "er roscio" e Libero Mancone.
Membro storico della banda della Magliana, nell’ambito della quale svolgeva principalmente il compito di drizzare i torti[5] (ovvero di “persuadere” eventuali debitori morosi o altri temerari che si ribellavano alla lex de imperio della banda), Mancini era legato da profonda amicizia al boss testaccino Danilo Abbruciati detto "Er camaleonte", che accompagnò diverse volte a Milano nel periodo in cui il bandito Francis Turatello era sotto processo[6]; con il "camaleonte" formò il plotone d’esecuzione di Antonino Leccese, nell’ambito della medesima spedizione che portò all’eliminazione dell’ex compare e compagno di detenzione Nicolino Selis (cognato di Leccese) il 3 febbraio 1981[7], per dissidi interni alla banda. Poco più di un mese dopo prese parte all’ agguato di via di Donna Olimpia a danno dei fratelli Proietti detti "pesciaroli", accusati da quelli della Magliana di essere gli esecutori dell’omicidio del loro leader Franco Giuseppucci detto "Er negro" avvenuto il 13 settembre 1980[8].

La sera del 16 marzo 1981, Antonio Mancini e Marcello Colafigli intercettarono Maurizio Proietti detto "il pescetto" e il fratello Mario soprannominato "palle d’oro" nei pressi di via di Donna Olimpia n°152 a Monteverde (quartiere di Roma).