Casapesenna (CE) - ''Nato a Casal di Principe'', presentazione al Centro Cangiano (15.11.14)

  • 10 anni fa
http://www.pupia.tv - Casapesenna (Caserta). Un caso congelato dal freddo di 25 anni di silenzio e la voce di una donna che ancora attende di conoscere la verità legata alla scomparsa di suo figlio.

La terra che è stata simbolo dei soprusi e delle attività deleterie delle fazioni camorristiche, ha divorato alcuni suoi figli con la crudeltà di chi taglia le ali ad un angelo, impedendogli di spiccare il volo negli anni più dolci e spensierati della sua vita.

E' difficile darsi, ancora oggi, una spiegazione riguardo alla scomparsa, datata 19 settembre 1989, di Paolo Letizia, considerato affiliato del clan Bardellino e per questo sequestrato da tre uomini appena un anno dopo la scomparsa del fondatore e capo storico del clan dei Casalesi in Brasile, ad Armação dos Búzios, all'età di 43 anni.

Quel giorno cambiò la vita di molte persone, le quali abbandonarono la "madre patria", per evitare di finire nella lista delle vittime della camorra. Tra questi il fratello della vittima, Amedeo Letizia, noto produttore cinematografico, che approdò a Roma non solo per i suoi sogni di realizzazione, ma anche per forza maggiore dovuta alla volontà di cambiare aria (tra l'altro, oltre a Paolo, Amedeo aveva perso la vita anche un altro fratello, ucciso in un misterioso incidente). Erano gli anni della malavita dominante, dell'ascesa del clan dei casalesi, della politica che diventa mezzo da utilizzare, o meglio manovrare, come vuole il sistema, che nessuno ha il coraggio nè il lontano desiderio di denunciare. Di mezzo c'era la vita.

Il caso Paolo Letizia fu archiviato dopo soli 8 mesi dalle sua scomparsa, ma, nonostante tutto, la madre ha combattuto e sta combattendo con forza e con impegno per gettare la luce sull'oscurità che avvolge la vicenda. In questo senso, le dichiarazioni di Francesco Della Corte, amico di Paolo e attuale collaboratore di giustizia (divenuto tale dove aver occupato il ruolo di braccio destro della cosca) hanno aiutato la Dia e i magistrati della Dda, che