"Unedited history" mostra l'Iran sconosciuto degli ultimi 50 anni

  • 10 anni fa
L’epoca dello scia, poi la rivoluzione khomeinista e la guerra con l’Iraq, infine gli anni recenti della sfida aperta all’Occidente da parte dell’ex presidente Mahmud Ahmadinejad. Non si può dire che gli ultimi 50 anni dell’Iran siano stati privi di scossoni.

Una mostra al Museo dell’arte moderna di Parigi, fino al 24 agosto, prova a raccontarne aspetti sconosciuti al pubblico europeo. Si chiama, per l’appunto, “Unedited history” (Storia inedita). La prima parte di essa lo fa attraverso il Festival di Shiraz-Persepolis, che si è svolto tra il 1967 e il 1978.

“Il festival – spiega Vali Mahlouji, uno dei curatori – era uno spazio di grande libertà nell’Iran di allora, ma anche molto contestato. Possiamo affermare senza dubbio che la musica iraniana ha tratto notevoli benefici dal festival, sono state proiettate le prime dei film di molti registi iraniani. È stato un palcoscenico per il teatro contemporaneo. Queste sono alcune delle eredità del festival”.

La rivoluzione pose fine alla manifestazione, sostenuta dallo scia e, soprattutto, dall’imperatrice Farah Pahlavi, osteggiata dai loro avversari.

La mostra racconta anche gli anni della loro cacciata, lo sguardo degli artisti di quel periodo. Dei cineasti che documentavano le rivolte e delle voci critiche che temevano l’instaurazione di una dittatura.

Morad Montazemi, un altro dei curatori, racconta la scelta di mettere in mostra anche questa controversa fase: “Il più delle volte la guerra e la rivoluzione sono celate. Noi le mostriamo, nonostante violenze e problemi. Pensiamo sia importante, almeno da questo punto di vista possiamo cambiare il giudizio sull’arte contemporanea iraniana”.

La sezione sulla guerra ammutolisce, con documentari e fotografie che immortalano le conseguenze dei bombardamenti compiuti da Saddam Hussein con armi chimiche. Decine di migliaia furono gli iraniani e i curdi iracheni uccisi in questi attacchi.

La terza parte è costituita da opere degli ultimi vent’anni. Tra queste l’installazione di Narmin Sadeghi ispirata al poema epico di Farin al rid Attar “La conferenza degli uccelli”.

La leggenda narra che gli uccelli si riunirono per scegliere il loro re. La saggia upupa suggerì che bisognava rintracciare il leggendario Simorgh, più o meno l’equivalente persiano della fenice. L’upupa condusse gli altri uccelli ognuno dei quali simboleggia una debolezza umana che impedisce di raggiungere l’illuminazione. In 30 raggiunsero la dimora del Simorgh, per accorgersi che si trattava di un lago, nel quale tutti assieme videro il loro riflesso.

L’arte stessa è un riflesso. Dei desideri della società, la mostra “Unedited history” fornisce un quadro nel quale il visitatore può trarre il suo personale giudizio. Il tentativo compiuto è quello di ‘liberare’ la narrazione della storia contemporanea iraniana.

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