Nelle piazze della Crimea si celebra. Smantellate le insegne al parlamento locale
- 10 anni fa
Nelle piazze della Crimea si festeggia quello che viene considerato un ritorno a casa. A Sebastopoli, in tanti hanno seguito il discorso del presidente Vladimir Putin trasmesso in diretta.
“Siamo fieri di avere un presidente come Vladimir Putin – dice una residente -, bravo, gentile, responsabile e siamo contenti che la Crimea diventi parte della Russia”.
“Ora con piacere e onore percepiamo il ritorno in Russia – dice un’altra residente -. Il giorno più felice per me sarà quando riceverò il passaporto russo”.
Anche a Sinferopoli si celebra il risultato del referendum, che sancisce il ritorno della Crimea alla Russia dopo sessant’anni. Ma non tutti – a iniziare dagli ucraini – gioiscono per l’evento, che in molti casi suscita perplessità.
“A giudicare dalla retorica di Putin tutto mi sembra così triste – dice un ragazzo ucraino -. Non si fermerà in Crimea, e non si fermerà in Ucraina”.
“L’appello a ripristinare il territorio dell’ex Unione Sovietica è un ritorno al passato – afferma una ragazza -. Capisco che la vecchia generazione possa rispondere a questo appello, ma siamo noi quelli che devono costruire il futuro”.
L’annessione alla Russia intanto procede. Le lingue ufficiali restano quella russa, quella ucraina e quella tatara. Ma al parlamento locale le insegne sono state già tolte, in attesa di sapere che tipo di statuto sarà adottato.
“Siamo fieri di avere un presidente come Vladimir Putin – dice una residente -, bravo, gentile, responsabile e siamo contenti che la Crimea diventi parte della Russia”.
“Ora con piacere e onore percepiamo il ritorno in Russia – dice un’altra residente -. Il giorno più felice per me sarà quando riceverò il passaporto russo”.
Anche a Sinferopoli si celebra il risultato del referendum, che sancisce il ritorno della Crimea alla Russia dopo sessant’anni. Ma non tutti – a iniziare dagli ucraini – gioiscono per l’evento, che in molti casi suscita perplessità.
“A giudicare dalla retorica di Putin tutto mi sembra così triste – dice un ragazzo ucraino -. Non si fermerà in Crimea, e non si fermerà in Ucraina”.
“L’appello a ripristinare il territorio dell’ex Unione Sovietica è un ritorno al passato – afferma una ragazza -. Capisco che la vecchia generazione possa rispondere a questo appello, ma siamo noi quelli che devono costruire il futuro”.
L’annessione alla Russia intanto procede. Le lingue ufficiali restano quella russa, quella ucraina e quella tatara. Ma al parlamento locale le insegne sono state già tolte, in attesa di sapere che tipo di statuto sarà adottato.