Sharon, sopravvissuto della strage di Qibya ricorda l'attacco del '53

  • 10 anni fa
Nel villaggio di Qibya, in Cisgiordania, il nome di Ariel Sharon è legato a uno degli episodi più cupi nella storia del conflitto israelo-palestinese.

Qui, la sera del 14 ottobre 1953, due unità dell’esercito israeliano, tra cui il commando di elite 101, agli ordini di Sharon, fecero una strage di civili, in risposta all’omicidio di una donna israeliana e dei suoi due figli nella vicina città di Yehud.

Hamed Ghethan aveva quattro anni, ma afferma di non aver dimenticato nulla di ciò a cui dovette assistere: “Il nome di Sharon – dice – mi ricorda i 77 martiri del mio villaggio. Quell’attacco è stato di una violenza inaudita: sono stati uccisi innocenti, inclusi vecchi, donne e bambini”.

L’operazione si rivelò un boomerang politico per lo stato ebraico che, sotto la pressione del biasimo internazionale, smantellò segretamente l’unità 101.

“Non c‘è compiacimento nella morte, ma questa è la fine inevitabile di ogni tiranno”, afferma Hamed.

Per le vittime di Qibya, almeno 69 secondo bilanci indipendenti, né Sharon né altri comandanti israeliani sono mai stati processati.

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