Filippine, in otto uccisi dal crollo di un muro mentre saccheggiavano riso

  • 11 anni fa
Il tifone uccide ancora, anche cinque giorni dopo aver lasciato le Filippine. Otto persone sono morte in seguito al crollo di un muro di un deposito di riso che stavano saccheggiando.

È successo ad Alangalang, sull’isola di Leyte, una delle più colpite dalla catastrofe. Le razzie di quel poco che non è stato distrutto da Haiyan sono diffuse. “Non è sciacallaggio, ma sopravvivenza” dicono gli amministratori di Tacloban.

I volontari hanno cominciato a distribuire gli aiuti, ma non riescono a soddisfare tutti i bisogni di una popolazione allo stremo.

“È un po’ come lo tsunami, penso” spiega un attivista belga. “Al momento sappiamo che non è rimasto praticamente niente. La maggior parte delle cose è stata distrutta. Molte persone sono senza casa, senza acqua, senza cibo. Vogliamo anche realizzare un sistema di depurazione dell’acqua”.

La disperazione spinge le persone a scavare alla ricerca di tubi sotterranei che forniscano da bere.

Il caos riguarda anche i numeri. Quelli dei morti, ad esempio. Il Presidente Benigno Aquino nega che superino quota 10.000, come è stato stimato dall’Onu. Sostiene che le vittime siano tra le 2.000 e le 2.500.

Il capo dello Stato tuttavia ha anche affermato che sono una trentina le municipalità ancora isolate. Il numero delle vittime è destinato, dunque, inevitabilmente a crescere.

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